Il Castello.
Castrum Sancti Petri è stato il nome latino del Borgo, ora Castel San Pietro in Sabina, ove è il Castello Bonaccorsi. La relativa costruzione è detta, alternativamente, il Castello o il Palazzo, in ragione della sistemazione sei- settecentesca dell’Edificio, che ha assunto un aspetto palaziale, con grandi e luminose finestre e con un’infilata di sale, che ricorda i Palazzi Romani di Via del Corso, a Roma.
Il Castello, (Castrum) seguendo probabilmente le tracce di una Villa Romana dell’epoca dell’Imperatore Diocleziano, nell’Alto Medioevo nacque come struttura difensiva e nel tempo ha subito infiniti rimaneggiamenti. Sorgeva su uno sperone di roccia affacciata sulla valle del Farfa: su tre lati era difesa dalla ripida pendenza del colle mentre sul quarto, dove oggi sorge la Piazza Grande, c’era un grande fossato. Alla fortezza originaria si accedeva da una porta laterale e attraverso stretti passaggi si arrivava al cortile interno. Tutt’oggi nella cantina dell’odierno palazzo, dove ora si trova un ristorante, si possono vedere i passaggi d’accesso e le difese di quest’antica entrata.
Furono gli Orsini che iniziando a frequentare il posto per le battute di caccia iniziarono la lenta trasformazione della Rocca in residenza signorile.
Nel seicento il Castello subì due ampliamenti per opera dei Marchesi Mattei, che lo avevano acquistato. In occasione di tali lavori fu anche realizzata l’odierna Piazza prospiciente il Palazzo, probabilmente riempiendo il preesistente fossato, che aveva avuto nel Medioevo funzioni difensive.
Negli anni il Palazzo Baronale ha avuto vari nomi, di solito era conosciuto con quello della famiglia che ne deteneva il possesso. ma il modo di vita è cambiato e quest’usanza è andata perduta, così viene ancora chiamato con il nome delle due ultime famiglie baronali che lo hanno avuto: i Duranti Valentini o i Bonaccorsi, la seconda famiglia era ben più illustre così questo nome viene di solito preferito.
La parte del Palazzo che si affaccia sull’odierna Piazza Grande ha una semplice e lineare facciata in stile cinquecentesco, composta da un pian terreno, un piano nobile ed un mezzanino.
Sul lato destro del portone si trova un bellissimo leone scolpito in travertino antico la cui origine è incerta. Richiama molto quelli di Monteleone Sabino che si dice vengano dal monumento funebre di un’illustre Romano della prima età Imperiale. ,
In fondo al lato sinistro della facciata, nascosta da un grande leccio, si trova l’unica torre superstite del Palazzo, presenta due ordini di rastremature ed è come detto coronata da merli. Ha un aspetto medievale ma forse è solo una copia aggiunta durante la seconda estensione eseguita nel seicento dei Mattei. I merli e le rastremature sono poi un tocco ancora più recente .
Sul lato destro di questa costruzione c’è una scalinata che porta all’entrata. Sulla balaustra si vede, inciso nel marmo uno stemma con tre rose a cinque petali, due nella parte superiore ed una sotto divisi da una sbarra orizzontale. La rosa era uno dei simboli araldici degli Orsini, in numeri romani c’è inciso l’anno MCCCCLVI. Le origini di questo stemma sono incerte; si vede chiaramente che è stato rotto e poi ricomposto e le quattro C non sono per niente nitide così è più che probabile che sia stato sistemato in loco in tempi recentissimi che la data sia stata manomessa e non abbia nessuna connessione con il palazzo.
Tornando al Palazzo, oltrepassato il grande portale bugnato ed il pesante portone di legno si entra in un passaggio a volta, con ai lati un sedile in pietra. Nel muro sono frammenti di sculture in marmo e travertino di epoca romana, così come troveremo spezzoni di colonne romane e altri reperti all’interno del cortile, trovati durante i secoli passati nel giardino del Castello, che probabilmente era una appendice della originaria villa romana, dai tempi di Diocleziano, e che scendeva sino all’attuale bivio stradale,.
Alla destra c’è un elegante doppio portone a vetri, uno dei quali da accesso alla scalinata d’onore che porta al piano nobile mentre l'altra si apre su un piccolo ripostiglio
Il cortile ha una pavimentazione in ciottolato, in mezzo al quale c’è una fontana circondata da una siepe di bosso. Nel pavimento del cortile si trova la bocca di una vecchia cisterna romana. La facciata interna del palazzo occupa tre lati del cortile.
Il muro è molto alto, arriva sino quasi all'altezza di tutto il piano nobile, adesso è ingentilito da un’enorme rosa rampicante che in primavera si ricopre di fiori bianchi, come se fosse una fitta nevicata .Su questo lato si trova quello che un tempo era la rimessa della carrozza.
La facciata interna del palazzo è lineare priva di qualsiasi decoro, fatta eccezione di un enorme orologio posto in alto proprio di fronte all’ingresso del cortile. La sua presenza conferma che in origine il piazzale era aperto a tutti, un orologio così grande poteva solo avere una funzione di utilità pubblica. Sul piazzale si aprono molte finestre, quelle del piano nobile, che sono molto più grandi , e quelle dell’ultimo piano, In questa corte si trovano altri ingressi: uno di fronte alla fontana che era usato dal personale di servizio, dà accesso ad una scala più piccola riservata in passato esclusivamente ai domestici; un'altra porta si apre su una stanza da cui è possibile accedere all’interno del paese.
Di fronte al portone della Scala d’Onore si trova l’accesso dalla Corte alla Sala delle Armi. Questa grande stanza ha un bellissimo soffitto a volte bifore, un raro e pregevole modo di rifinire i soffitti, che si trova, tra l’altro a Palazzo Pitti . Questa impianto fa pensare al Vignola,architetto del cinquecento, le cui opere sono presenti in Sabina.
L’uso originario di questo ambiente è incerto. Tutte le stanze del piano terreno, in questo Palazzo, presentano soffitti così complessi e volte architettonicamente molto pregevoli, che escludono l’uso a magazzino, anche perché sia al piano inferiore, con autonomo ingresso, sia nel “borgo” vi sono ampi spazi e fabbricati, adibiti a magazzino.
I Duranti Valentini usavano la sala d’armi. come una sala per i ricevimenti, ma Il nome ricorda il luoghi dove forse nel seicento si riunivano gli armigeri a guardia del Castello. Un posto da “bravi “ dei Promessi Sposi, insomma Al centro di una parete vi è un un bel camino che domina la stanza
La sala ha un bel pavimento in peperino con una croce dei venti in travertino e marmo, posta in sito durante l’ultimo restauro eseguito dall’attuale proprietaria che pure ha cercato arredi del passato, che non contrastassero troppo con l’importanza delle strutture. L’arredo della stanza è sua opera e contiene un ritratto del Granduca Leopoldo di Toscana, il primo della dinastia degli Asburgo Lorena che successero ai Medici sul trono Granducale di Toscana e che poi divenne Imperatore d’Austria. Dal soffitto pende un bel lampadario in ferro battuto, che si trovava al Castello.
Dalla Sala delle Armi si accede ad una serie di stanze con soffitti a volta e con decorazioni architettoniche frutto , evidentemente, di sapiente disegno.
A sinistra vi sono le stanze che formavano lo studio del Barone Duranti Valentini e le stanze dell’amministrazione della tenuta. Sul soffitto della prima sala c’è un enorme scudo con le armi della famiglia circondata dalle iniziali di Girolamo Duranti Valentini, figlio del primo della famiglia a possedere il Palazzo. Le ultime due stanze con eleganti soffitti a volte sono prive di decorazioni; in una di queste c’è una porticina che da accesso alla scala a chiocciola nell’unica torre rimasta. A riprova che queste stanze erano usate per l’amministrazione è la presenza di una vecchia cassaforte nel muro.
Alla destra della Sala delle Armi c’è la Sala degli Stemmi, con dipinti gli stemmi delle famiglie che in vari periodi storici sono stati proprietarie del Palazzo. Si riconoscono quelli degli Orsini, dei Mattei, Dei Bonaccorsi oltre ai Duranti Valentini, non tutti sono stati identificati ne è chiaro che relazione avessero con Castel San Pietro. Sul muro c’è un quadro di recente fattura che ritrae San Sebastiano, il patrono di Castel San Pietro con dietro il paese e il Palazzo nel suo stato attuale. Per la figura del santo l’artista si è ispirato a quella alla Statua del Santo che si trova nella Chiesa del paese. E’ un San Sebastiano molto insolito con lunghi capelli castani e un folto paio di baffi, le sue nudità sono ricoperte da un ricco manto rosso e azzurro.
Le stanze che seguono sono usate dall’attuale proprietaria durante i suoi soggiorni nel Palazzo. Nella sala da pranzo detta Sala di Raffaello ha fatto eseguire alcune decorazioni in fresco di arrangiamenti floreali e tra le finestre una Madonna con Gesù Bambino in braccio e san Giovanni Battista da piccolo che allunga la mano per toccare Gesù. Questo è appunto la copia di un famoso quadro di Raffaello, che dà serenità , compiutezza e dolcezza, come tutte le opere del Pittore.
Attigua alla sala da pranzo si trova un ambiente che nei mesi invernali viene usato come camera da letto. Il costo del riscaldamento del piano nobile è proibitivo! Di recente è stato decorato il soffitto con una scena della Natività da cui il nome della sala. Un cielo azzurro con qualche candida nuvola occupa quasi tutto lo spazio con dei serafici angeli che volano per festeggiare la Sacra Famiglia e da dietro una pietra fa capolino il gatto del palazzo a cui la proprietaria è molto affezionata! Gli affreschi sono recenti ma ispirati allo stile rinascimentale dell’edificio.
Il Palazzo ha tre scale diverse che permettono l’accesso al piano nobile. La più importante è naturalmente la Scala d’Onore
I gradini di pietra locale rosa e grigia della Scala d’Onore sono larghi e con un rialzo molto basso che sembra permetta di ascendere più che salire
Dalla scala si giunge ad un ingresso da cui diramano i passaggi per le varie ali del palazzo. Sulla destra si accede, attraverso una porta alla Sala degli Sposi e al ballatoio ottocentesco. Dall’altra parte si trova la cappella privata del palazzo e un passaggio che permette l’accesso ad una sala, ora adibita a biblioteca. Nell’atrio, accanto al portone d’ingresso un altro portone chiude il proseguo della Scala d’Onore al piano superiore.
Di fronte alla Scala si apre la grande porta che da sul Salone delle Feste. La stanza occupa tutta la larghezza del palazzo con due finestre che si affacciano sulla Piazza Grande e due sul ballatoio verso il cortile interno. L’altezza della sala, di otto metri, occupa due piani, dividendo in questo modo il piano superiore in due parti non comunicanti.
La Sala delle Feste è la stanza più importante ed imponente dell’edificio con il suo alto soffitto che occupa la parte centrale dell'ala che da sulla piazza, la sala è illuminata dalle quattro grandi finestre. Il pavimento della sala è in un bellissimo cotto antico consumato dal tempo
Le decorazioni del salone risalgono all’epoca dei Bonaccorsi, con forse qualche traccia ancora delle opere commissionate dai Mattei ma furono largamente rimaneggiate dai Duranti Valentini. Nell’entrare per la prima volta si è colpiti dai due grandi affreschi paesaggistici che dominano il salone. Sula parete opposta all’entrata è rappresentata Roccantica, il paese d’origine dei Duranti Valentini, sull’altra è rappresentato Castel San Pietro. Il resto delle due grandi pareti laterali è decorato in varie tinte di marrone con delle lesene dipinte che sostengono una traversa. Due porte si aprono su ogni lato del salone e sopra, delimitati da delle cornici ovali sono dipinti alcuni busti di personaggi abbigliati nello stile dell'antica Roma.
Di grande interesse sono i due affreschi paesaggistici. Purtroppo i pittori sono sconosciuti, ma quello di Castel San Pietro, sulla sinistra guardando verso la Piazza Grande ha molta somiglianza con l'affresco presente nella galleria di Palazzo Mattei di Giove a Roma. Si sa con certezza che la data dell'affresco a Roma è dell'inizio del seicento mentre quello Castel San Pietro sembrerebbe del settecento; si è arrivati a questa deduzione osservando l'abbigliamento dei personaggi ritratti. Nella rappresentazione di Castel San Pietro ci sono molti personaggi in varie pose: chi a cavallo, chi cammina lungo la strada e chi si intrattiene sulla porta di un frantoio. Osservando attentamente si notano due donne affacciate alle finestre del palazzo, si possono anche chiaramente vedere delle pesanti tende nell'infilata di stanze del piano nobile.
Da notare le due torri rappresentate nella facciata che da sulla Piazza Grande, come detto una crollò. a seguito di un terremoto o di un fulmine.
Due passaggi dal Salone delle Feste permettono l’accesso ad una infilata di stanze di misure diverse, che compongono, unitamente al Salone delle Feste, la parte più importante del piano nobile. Con eccezione delle prime due, sono tutte affrescate con scene di paesaggi .
Purtroppo non sono stati ritrovati documenti in riguardo ai nomi degli artisti che hanno lavorato nella decorazione interna. Le prime decorazioni risalgono ai tempi degli Orsini; ne sono rimaste solo tracce che si trovano nella parte più antica del Palazzo che non è visitabile. Sicuramente i Mattei devono aver decorato questa loro residenza.
Alla fine del seicento la famiglia commissionò a vari artisti, allora molto in voga la decorazione del loro grande palazzo romano. A Paul Brill, un paesaggista fiammingo trasferitosi a Roma commissionarono nel 1601 cinque grandi tele che rappresentavano i loro feudi. Due di queste sono ora esposte a Palazzo Barberini a Roma: uno è il feudo di Monte Giove e l’altro è proprio Castel San Pietro. A guardarlo si vede che nel realizzarlo c’è stata molta licenza artistica e non si capisce se l’artista sia venuto di persona sul posto o se abbia lavorato da una descrizione fattagli.
Più o meno contemporaneo al quadro di Brill nelle lunette della sala detta della Galleria a Palazzo Mattei di Giove, a Roma, esiste una serie di affreschi dei feudi dei Mattei in cui appare anche Castel San Pietro; questa pittura è molto più realistica e si possono riconoscere molte delle costruzioni ancora presenti nel paese. Questa sala fu affrescata da vari artisti tra cui Pietro da Cortona ma sembra che la rappresentazione dei feudi fu affidata a Pietro Paolo Bonzi detto il Gobbo che iniziò a lavorare nel palazzo il 22 giugno 1622. Chiunque sia stato l’artista deve aver visitato il posto, che è stato ritratto in modo molto realistico.
I Mattei potrebbero aver impiegato artisti di questo calibro per abbellire la loro residenza a Castel San Pietro, ma quasi tutto il lavoro decorativo presente ora nel palazzo risale al XVIII o XIX secolo e deve essere stato commissionato dai Bonaccorsi e poi dopo di loro dai Duranti Valentini.
Il soffitto del salone è in legno dipinto a cassettoni con margherite dorate su sfondo celeste
La cappella, sita accanto all’ingresso è molto piccola, ha un altare in legno ricoperto da tovaglie in lino,
Sopra l’altare in una grande nicchia ad arco con sfondo celeste e punteggiata di stelle, c’è una bella riproduzione di un quadro della Madonna con il Bambino Gesù di Dolci donato dell'attuale proprietaria del Palazzo da un amico che ne possiede l’originale dal suo castello di Venafro in Molise. Sulla parete destra c’è un bellissimo Crosifisso ligneo del settecento, che ha trovato consona collocazione in questo antici palazzo. La cappella si apre con una doppia porta su un piccolo corridoio, di fronte all’entrata della cappella c’è un’altra porta che di solito rimane chiusa che dà sul Salone delle Feste permettendo all’occorrenza di trasformare la piccola cappella in una chiesa per cerimonie, cui assistevano tutti i feudatarari vicini ed i loro addetti.
A destra della Cappella, vi è la Camera degli Sposi (camera Bella), che è è la più importante camera da letto del Palazzo, riccamente decorata con il solito motivo a cornice in varie sfumature di marrone ma la sua attrazione principale è il soffitto abbellito da tipico affresco rotondo con cielo azzurro del tipo della Camera dei Sposi di Mantegna, a Mantova, ma questo realizzato all’inizio ottocento, dove i brillanti colori dei fiori e del cielo contrastano in modo elegante con le sfumature di marrone. La stanza ha un caminetto in marmo chiuso da una paratia in legno dipinta con le armi dei Duranti Valentini. La stanza ha ben quattro finestre : due aprono sul cortile centrale del Palazzo e due su quello che una volta era il cortile di servizio, ora facente parte dall’altra ala del palazzo.
Uscendo dalla Sala delle Feste, passando attraverso la porta più vicina al muro esterno si entra nel primo ambiente dell’appartamento del Cardinale Schuster, detta Sala Schuster. Questo prelato, ora Beato, è passato alla storia come Archivescovo di Milano nel tempo della II Guerra Mondiale. Egli fu prima Abate di San Paolo Fuori delle Mura a Roma, fu lui che riportò la vita monastica a Farfa, era amico dei Duranti Valentini e si recava spesso presso la loro residenza di campagna. Vi fece anche un ritiro spirituale prima di assumere l’incarico di Arcivescovo di Milano e in questo luogo lavorò sulla sua monumentale opera “L’Imperial Abbazia di Santa Maria di Farfa”.
Il terzo ambiente, nell’infilata di sale nobili è la Sala del Mare, che prende il suo nome dagli affreschi che la decorano. Sono tutti paesaggi marini di fantasia anche se ci fanno ricordare il litorale romano nelle vicinanze di Santa Marinella e di Santa Severa. Questi sembrerebbero della stessa mano abile dell'artista che pitturò l’affresco di Castel San Pietro nella Sala delle Feste, sono molto dettagliati e si possono ammirare belle spiagge, barche in navigazione, all’ancora e molte scene di vita costiera. Stranamente questo corrisponde ad una moda del settecento nei Castelli di compagna : c’era sempre una sala affrescata detta “sala delle marine”. In mezzo alla sala c’è un grande tavolo da biliardo. Le vetrate delle finestre di questa stanza arrivano sino a terra permettendo una meravigliosa vista della Valle del Farfa. Lo spettacolo più bello che il palazzo può offrire ai suoi visitatori è proprio il panorama salendo la Scala d’Onore e vedere, attraverso l’infilata del Salone delle Feste e di questa stanza il sole che brilla sulla verde valle sottostante, è veramente una meraviglia!
Da questa sala si accede ad un piccolo salottino detto la Saletta del Presepe detta così perché interamente occupato da un enorme presepe dominato da una riproduzione in scala del Palazzo. Viene tenuto in mostra tutto l’anno. Quest’opera fu realizzata e donata all’attuale proprietaria da un suo carissimo amico. Le pareti di questa sala sono decorate con affreschi di paesaggi rurali. Sulla sinistra guardando verso la valle, sono dipinte due palme di datteri dando l’impressione di voler ritrarre un oasi, dei tre sembra quello meno ricco in dettagli indicando che fu pesantemente ritoccato quando i Duranti Valentini presero possesso dell’edificio.
L’affresco sulla parte di fondo è molto bello, si intravede una cappella situata in campagna ma la scena è dominata da una grande quercia. Sul muro di destra della sala c’è uno scorcio di una valle attraversata da un fiume con un elegante ponte in stile romano. Questo affresco come quello di fronte sembrerebbero di una mano meno dotata. Il soffitto a cassettoni, che in questa stanza è un po’ più basso delle altre presenta lo stesso motivo di margherite in varie sfumature di grigio. Il pavimento ha delle piccole mattonelle rosse a forma esagonale che risalgono probabilmente agli anni venti del secolo scorso.
Dalla “Sala del Presepe” si passa alla “Sala della Famiglia” dove si trova il basso salottino ottocentesco verde che insieme alle console e i divani nella Sala delle Feste è unico altro arredo rimasto dai precedenti proprietari. Il nome deriva dal fatto che esisteva un quadro in cui i Genitori Duranti Valentini erano ritratti seduto su quel divano, circondati dai bimbi che occupavano le piccole sedie. I muri sono tutti affrescati con paesaggi e come nella sala precedente. Il soffitto a cassettoni ripete il motivo di margherite in varie sfumature di grigio.
Dalla Sala della Famiglia si passa alla Saletta della Loggia, dove una porta finestra permette l’accesso alla "loggia" appoggiata su un bastione di supporto del muro, da cui il nome. La stanza è molto piccola ma i suoi affreschi sono di ottima finitura e risalgono tutti al settecento Il soffitto della sale ha lo stesso motivo di margherite ma questa volta su uno sfondo azzurro. Una porta nascosta nell’affresco da accesso al passaggio di servizio. Il pavimento di questa sala, come di quella antecedente è in cotto originale.
Dalla Saletta della Loggia si passa alla Sala dei Paesaggi Sabini, il nome deriva dal fatto che molti visitatori abbiano commentato come queste scene ricordano la campagna sabina. Sono tra i più belli di tutto il piano nobile, la sala è molto più grande di quell’attigua permettendo così di coprire un’area più vasta e dando più respiro all’insieme. Le scene danno un senso di spazio e sono ricche di dettagli con personaggi e paesi, non hanno subito rimaneggiamenti.. Il soffitto a cassettoni ha il solito motivo della margherita su sfondo celeste .
L’infilata di stanze si conclude con la “Sala della Caccia” che oltre ad una finestra sulla valle ne ha una che si affaccia su quello che una volta era il muro perimetrale del paese. . Questa finestra posta in fondo alla lunga fila di stanze da la sensazione dell’infinito, specialmente nelle giornate limpide quando i paesaggi dipinti sulle pareti sembrano fondersi con il vero cielo azzurro e la campagna verde sottostante, mentre dall’altra finestra nelle giornate limpide si può vedere la cupola di San Pietro. Roma è vicina, e domina sempre!
Gli affreschi sono indubbiamente i più belli di tutto il Palazzo. e al tramonto assumono un tono dorato perché la luce rosata del sole che declina si fondo con il giallo bruno delle alberature. Vi appaiono, dipinti con una mano esperta colline dolcemente ondeggianti e paesini sparsi qua e là collegati da strade polverose su cui transitano uomini a cavallo. Sui muri interni sono affrescate due scene di caccia che si svolgono in una foresta: una al cervo e l’altra al cinghiale. I cervi non si trovano più in Sabina ma il cinghiale è ancora un animale molto comune e frequentemente cacciato Da ricordare che il palazzo era spesso usato come casino di caccia dagli Orsini e dai Mattei anche se è in dubbio che i Bonaccorsi fossero grandi cacciatori. I dettagli di questi affreschi sono i migliori del palazzo e risalgono tutti al settecento senza aver subito alcuna manomissione nei secoli seguenti .
Da questa stanza si accede all’ultima camera da letto del piano nobile detta la” Camera della Castellana” che si affaccia sul cortile d’onore. Il decoro di questa stanza consiste in un soffitto affrescato nella meta dell’ottocento. Ci sono fiori, frutta e paesaggi di fantasia e non più a cassettoni con in mezzo un cerchio decorato con coloratissimi uccellini. Ai muri due applique elettriche di vetro di Murano. Il pavimento è in cotto antico originale posato a spina di pesce consumato dai passi dei secoli. Accanto alla camera da letto c’è un grande bagno in Broccato di Siena e Lasa ma dove è ancora conservato il soffitto a cassettoni in legno decorato.
Gli affreschi dovevano dare la sensazione di trovarsi all’aria aperta, una cosa che la presente proprietaria vuole continuare lasciando le finestre prive di tende in modo che sembra che gli affreschi si fondano con il meraviglioso panorama esterno.
Il terzo piano è diviso in due dalla grande Sala delle Feste e le due parti sono accessibili attraverso due scale diverse. Il lato che si affaccia sulla Piazza Grande si raggiunge attraverso il proseguo dello Scala d’Onore, che ancora conserva i vecchi gradini di travertino consumati dal passaggio secolare della servitù e di qualche ospite di minore importanza. Nel restauro della fine del secolo scorso questo piano ha subito un grosso rimaneggiamento. Il tetto e le travi sono stati completamente rifatti, le camere sono state riadattate per accogliere ospiti e sono stati creati bagni moderni. In un angolo dell’ala che si affaccia sulla Piazza Grande è stato conservato uno dei vecchi gabinetti, più che un gabinetto era uno scarico dove venivano versati i contenuti dei vasi da notte e le bacinelle d’acqua usate nelle camere da letto.
L’ala dell’ultimo piano che si affaccia sulla Valle del Farfa è accessibile attraverso la scala che parte dalla porta di servizio del cortile.
Queste stanze sono state completamente risistemate e tutte hanno servizi igienici. I panorami dalle loro finestre sono spettacolari e alcune hanno un caminetto. L’elemento più impressionante di questo piano è il gioco delle capriate, alcune camere hanno soffitti molto alti e le travi si incontrano formando interessanti motivi geometrici.. In una stanza da letto che si affaccia sul cortile interno è conservato il meccanismo del grande orologio visibile all’interno del Cortile d’Onore.
Si respira nel Palazzo un’aria antica, che non è stata sopraffatta dalla contemporaneità, ma la ispira.
La storia è vicino a noi, e la possiamo vivere con spirito attuale, ma memore. La risorsa dell’Italia sta nel mescolare la nostra esistenza moderna con la sua antica e sempre presente grandezza, e il Palazzo è un piccolissimo segno di questo.
Questa descrizione è parte di un Libro di prossima pubblicazione, scritto da Giuseppe Bizzaro, appassionato della Storia e della Sabina, la cui Famiglia materna è originaria del vicino Poggio Mirteto
Castrum Sancti Petri è stato il nome latino del Borgo, ora Castel San Pietro in Sabina, ove è il Castello Bonaccorsi. La relativa costruzione è detta, alternativamente, il Castello o il Palazzo, in ragione della sistemazione sei- settecentesca dell’Edificio, che ha assunto un aspetto palaziale, con grandi e luminose finestre e con un’infilata di sale, che ricorda i Palazzi Romani di Via del Corso, a Roma.
Il Castello, (Castrum) seguendo probabilmente le tracce di una Villa Romana dell’epoca dell’Imperatore Diocleziano, nell’Alto Medioevo nacque come struttura difensiva e nel tempo ha subito infiniti rimaneggiamenti. Sorgeva su uno sperone di roccia affacciata sulla valle del Farfa: su tre lati era difesa dalla ripida pendenza del colle mentre sul quarto, dove oggi sorge la Piazza Grande, c’era un grande fossato. Alla fortezza originaria si accedeva da una porta laterale e attraverso stretti passaggi si arrivava al cortile interno. Tutt’oggi nella cantina dell’odierno palazzo, dove ora si trova un ristorante, si possono vedere i passaggi d’accesso e le difese di quest’antica entrata.
Furono gli Orsini che iniziando a frequentare il posto per le battute di caccia iniziarono la lenta trasformazione della Rocca in residenza signorile.
Nel seicento il Castello subì due ampliamenti per opera dei Marchesi Mattei, che lo avevano acquistato. In occasione di tali lavori fu anche realizzata l’odierna Piazza prospiciente il Palazzo, probabilmente riempiendo il preesistente fossato, che aveva avuto nel Medioevo funzioni difensive.
Negli anni il Palazzo Baronale ha avuto vari nomi, di solito era conosciuto con quello della famiglia che ne deteneva il possesso. ma il modo di vita è cambiato e quest’usanza è andata perduta, così viene ancora chiamato con il nome delle due ultime famiglie baronali che lo hanno avuto: i Duranti Valentini o i Bonaccorsi, la seconda famiglia era ben più illustre così questo nome viene di solito preferito.
La parte del Palazzo che si affaccia sull’odierna Piazza Grande ha una semplice e lineare facciata in stile cinquecentesco, composta da un pian terreno, un piano nobile ed un mezzanino.
Sul lato destro del portone si trova un bellissimo leone scolpito in travertino antico la cui origine è incerta. Richiama molto quelli di Monteleone Sabino che si dice vengano dal monumento funebre di un’illustre Romano della prima età Imperiale. ,
In fondo al lato sinistro della facciata, nascosta da un grande leccio, si trova l’unica torre superstite del Palazzo, presenta due ordini di rastremature ed è come detto coronata da merli. Ha un aspetto medievale ma forse è solo una copia aggiunta durante la seconda estensione eseguita nel seicento dei Mattei. I merli e le rastremature sono poi un tocco ancora più recente .
Sul lato destro di questa costruzione c’è una scalinata che porta all’entrata. Sulla balaustra si vede, inciso nel marmo uno stemma con tre rose a cinque petali, due nella parte superiore ed una sotto divisi da una sbarra orizzontale. La rosa era uno dei simboli araldici degli Orsini, in numeri romani c’è inciso l’anno MCCCCLVI. Le origini di questo stemma sono incerte; si vede chiaramente che è stato rotto e poi ricomposto e le quattro C non sono per niente nitide così è più che probabile che sia stato sistemato in loco in tempi recentissimi che la data sia stata manomessa e non abbia nessuna connessione con il palazzo.
Tornando al Palazzo, oltrepassato il grande portale bugnato ed il pesante portone di legno si entra in un passaggio a volta, con ai lati un sedile in pietra. Nel muro sono frammenti di sculture in marmo e travertino di epoca romana, così come troveremo spezzoni di colonne romane e altri reperti all’interno del cortile, trovati durante i secoli passati nel giardino del Castello, che probabilmente era una appendice della originaria villa romana, dai tempi di Diocleziano, e che scendeva sino all’attuale bivio stradale,.
Alla destra c’è un elegante doppio portone a vetri, uno dei quali da accesso alla scalinata d’onore che porta al piano nobile mentre l'altra si apre su un piccolo ripostiglio
Il cortile ha una pavimentazione in ciottolato, in mezzo al quale c’è una fontana circondata da una siepe di bosso. Nel pavimento del cortile si trova la bocca di una vecchia cisterna romana. La facciata interna del palazzo occupa tre lati del cortile.
Il muro è molto alto, arriva sino quasi all'altezza di tutto il piano nobile, adesso è ingentilito da un’enorme rosa rampicante che in primavera si ricopre di fiori bianchi, come se fosse una fitta nevicata .Su questo lato si trova quello che un tempo era la rimessa della carrozza.
La facciata interna del palazzo è lineare priva di qualsiasi decoro, fatta eccezione di un enorme orologio posto in alto proprio di fronte all’ingresso del cortile. La sua presenza conferma che in origine il piazzale era aperto a tutti, un orologio così grande poteva solo avere una funzione di utilità pubblica. Sul piazzale si aprono molte finestre, quelle del piano nobile, che sono molto più grandi , e quelle dell’ultimo piano, In questa corte si trovano altri ingressi: uno di fronte alla fontana che era usato dal personale di servizio, dà accesso ad una scala più piccola riservata in passato esclusivamente ai domestici; un'altra porta si apre su una stanza da cui è possibile accedere all’interno del paese.
Di fronte al portone della Scala d’Onore si trova l’accesso dalla Corte alla Sala delle Armi. Questa grande stanza ha un bellissimo soffitto a volte bifore, un raro e pregevole modo di rifinire i soffitti, che si trova, tra l’altro a Palazzo Pitti . Questa impianto fa pensare al Vignola,architetto del cinquecento, le cui opere sono presenti in Sabina.
L’uso originario di questo ambiente è incerto. Tutte le stanze del piano terreno, in questo Palazzo, presentano soffitti così complessi e volte architettonicamente molto pregevoli, che escludono l’uso a magazzino, anche perché sia al piano inferiore, con autonomo ingresso, sia nel “borgo” vi sono ampi spazi e fabbricati, adibiti a magazzino.
I Duranti Valentini usavano la sala d’armi. come una sala per i ricevimenti, ma Il nome ricorda il luoghi dove forse nel seicento si riunivano gli armigeri a guardia del Castello. Un posto da “bravi “ dei Promessi Sposi, insomma Al centro di una parete vi è un un bel camino che domina la stanza
La sala ha un bel pavimento in peperino con una croce dei venti in travertino e marmo, posta in sito durante l’ultimo restauro eseguito dall’attuale proprietaria che pure ha cercato arredi del passato, che non contrastassero troppo con l’importanza delle strutture. L’arredo della stanza è sua opera e contiene un ritratto del Granduca Leopoldo di Toscana, il primo della dinastia degli Asburgo Lorena che successero ai Medici sul trono Granducale di Toscana e che poi divenne Imperatore d’Austria. Dal soffitto pende un bel lampadario in ferro battuto, che si trovava al Castello.
Dalla Sala delle Armi si accede ad una serie di stanze con soffitti a volta e con decorazioni architettoniche frutto , evidentemente, di sapiente disegno.
A sinistra vi sono le stanze che formavano lo studio del Barone Duranti Valentini e le stanze dell’amministrazione della tenuta. Sul soffitto della prima sala c’è un enorme scudo con le armi della famiglia circondata dalle iniziali di Girolamo Duranti Valentini, figlio del primo della famiglia a possedere il Palazzo. Le ultime due stanze con eleganti soffitti a volte sono prive di decorazioni; in una di queste c’è una porticina che da accesso alla scala a chiocciola nell’unica torre rimasta. A riprova che queste stanze erano usate per l’amministrazione è la presenza di una vecchia cassaforte nel muro.
Alla destra della Sala delle Armi c’è la Sala degli Stemmi, con dipinti gli stemmi delle famiglie che in vari periodi storici sono stati proprietarie del Palazzo. Si riconoscono quelli degli Orsini, dei Mattei, Dei Bonaccorsi oltre ai Duranti Valentini, non tutti sono stati identificati ne è chiaro che relazione avessero con Castel San Pietro. Sul muro c’è un quadro di recente fattura che ritrae San Sebastiano, il patrono di Castel San Pietro con dietro il paese e il Palazzo nel suo stato attuale. Per la figura del santo l’artista si è ispirato a quella alla Statua del Santo che si trova nella Chiesa del paese. E’ un San Sebastiano molto insolito con lunghi capelli castani e un folto paio di baffi, le sue nudità sono ricoperte da un ricco manto rosso e azzurro.
Le stanze che seguono sono usate dall’attuale proprietaria durante i suoi soggiorni nel Palazzo. Nella sala da pranzo detta Sala di Raffaello ha fatto eseguire alcune decorazioni in fresco di arrangiamenti floreali e tra le finestre una Madonna con Gesù Bambino in braccio e san Giovanni Battista da piccolo che allunga la mano per toccare Gesù. Questo è appunto la copia di un famoso quadro di Raffaello, che dà serenità , compiutezza e dolcezza, come tutte le opere del Pittore.
Attigua alla sala da pranzo si trova un ambiente che nei mesi invernali viene usato come camera da letto. Il costo del riscaldamento del piano nobile è proibitivo! Di recente è stato decorato il soffitto con una scena della Natività da cui il nome della sala. Un cielo azzurro con qualche candida nuvola occupa quasi tutto lo spazio con dei serafici angeli che volano per festeggiare la Sacra Famiglia e da dietro una pietra fa capolino il gatto del palazzo a cui la proprietaria è molto affezionata! Gli affreschi sono recenti ma ispirati allo stile rinascimentale dell’edificio.
Il Palazzo ha tre scale diverse che permettono l’accesso al piano nobile. La più importante è naturalmente la Scala d’Onore
I gradini di pietra locale rosa e grigia della Scala d’Onore sono larghi e con un rialzo molto basso che sembra permetta di ascendere più che salire
Dalla scala si giunge ad un ingresso da cui diramano i passaggi per le varie ali del palazzo. Sulla destra si accede, attraverso una porta alla Sala degli Sposi e al ballatoio ottocentesco. Dall’altra parte si trova la cappella privata del palazzo e un passaggio che permette l’accesso ad una sala, ora adibita a biblioteca. Nell’atrio, accanto al portone d’ingresso un altro portone chiude il proseguo della Scala d’Onore al piano superiore.
Di fronte alla Scala si apre la grande porta che da sul Salone delle Feste. La stanza occupa tutta la larghezza del palazzo con due finestre che si affacciano sulla Piazza Grande e due sul ballatoio verso il cortile interno. L’altezza della sala, di otto metri, occupa due piani, dividendo in questo modo il piano superiore in due parti non comunicanti.
La Sala delle Feste è la stanza più importante ed imponente dell’edificio con il suo alto soffitto che occupa la parte centrale dell'ala che da sulla piazza, la sala è illuminata dalle quattro grandi finestre. Il pavimento della sala è in un bellissimo cotto antico consumato dal tempo
Le decorazioni del salone risalgono all’epoca dei Bonaccorsi, con forse qualche traccia ancora delle opere commissionate dai Mattei ma furono largamente rimaneggiate dai Duranti Valentini. Nell’entrare per la prima volta si è colpiti dai due grandi affreschi paesaggistici che dominano il salone. Sula parete opposta all’entrata è rappresentata Roccantica, il paese d’origine dei Duranti Valentini, sull’altra è rappresentato Castel San Pietro. Il resto delle due grandi pareti laterali è decorato in varie tinte di marrone con delle lesene dipinte che sostengono una traversa. Due porte si aprono su ogni lato del salone e sopra, delimitati da delle cornici ovali sono dipinti alcuni busti di personaggi abbigliati nello stile dell'antica Roma.
Di grande interesse sono i due affreschi paesaggistici. Purtroppo i pittori sono sconosciuti, ma quello di Castel San Pietro, sulla sinistra guardando verso la Piazza Grande ha molta somiglianza con l'affresco presente nella galleria di Palazzo Mattei di Giove a Roma. Si sa con certezza che la data dell'affresco a Roma è dell'inizio del seicento mentre quello Castel San Pietro sembrerebbe del settecento; si è arrivati a questa deduzione osservando l'abbigliamento dei personaggi ritratti. Nella rappresentazione di Castel San Pietro ci sono molti personaggi in varie pose: chi a cavallo, chi cammina lungo la strada e chi si intrattiene sulla porta di un frantoio. Osservando attentamente si notano due donne affacciate alle finestre del palazzo, si possono anche chiaramente vedere delle pesanti tende nell'infilata di stanze del piano nobile.
Da notare le due torri rappresentate nella facciata che da sulla Piazza Grande, come detto una crollò. a seguito di un terremoto o di un fulmine.
Due passaggi dal Salone delle Feste permettono l’accesso ad una infilata di stanze di misure diverse, che compongono, unitamente al Salone delle Feste, la parte più importante del piano nobile. Con eccezione delle prime due, sono tutte affrescate con scene di paesaggi .
Purtroppo non sono stati ritrovati documenti in riguardo ai nomi degli artisti che hanno lavorato nella decorazione interna. Le prime decorazioni risalgono ai tempi degli Orsini; ne sono rimaste solo tracce che si trovano nella parte più antica del Palazzo che non è visitabile. Sicuramente i Mattei devono aver decorato questa loro residenza.
Alla fine del seicento la famiglia commissionò a vari artisti, allora molto in voga la decorazione del loro grande palazzo romano. A Paul Brill, un paesaggista fiammingo trasferitosi a Roma commissionarono nel 1601 cinque grandi tele che rappresentavano i loro feudi. Due di queste sono ora esposte a Palazzo Barberini a Roma: uno è il feudo di Monte Giove e l’altro è proprio Castel San Pietro. A guardarlo si vede che nel realizzarlo c’è stata molta licenza artistica e non si capisce se l’artista sia venuto di persona sul posto o se abbia lavorato da una descrizione fattagli.
Più o meno contemporaneo al quadro di Brill nelle lunette della sala detta della Galleria a Palazzo Mattei di Giove, a Roma, esiste una serie di affreschi dei feudi dei Mattei in cui appare anche Castel San Pietro; questa pittura è molto più realistica e si possono riconoscere molte delle costruzioni ancora presenti nel paese. Questa sala fu affrescata da vari artisti tra cui Pietro da Cortona ma sembra che la rappresentazione dei feudi fu affidata a Pietro Paolo Bonzi detto il Gobbo che iniziò a lavorare nel palazzo il 22 giugno 1622. Chiunque sia stato l’artista deve aver visitato il posto, che è stato ritratto in modo molto realistico.
I Mattei potrebbero aver impiegato artisti di questo calibro per abbellire la loro residenza a Castel San Pietro, ma quasi tutto il lavoro decorativo presente ora nel palazzo risale al XVIII o XIX secolo e deve essere stato commissionato dai Bonaccorsi e poi dopo di loro dai Duranti Valentini.
Il soffitto del salone è in legno dipinto a cassettoni con margherite dorate su sfondo celeste
La cappella, sita accanto all’ingresso è molto piccola, ha un altare in legno ricoperto da tovaglie in lino,
Sopra l’altare in una grande nicchia ad arco con sfondo celeste e punteggiata di stelle, c’è una bella riproduzione di un quadro della Madonna con il Bambino Gesù di Dolci donato dell'attuale proprietaria del Palazzo da un amico che ne possiede l’originale dal suo castello di Venafro in Molise. Sulla parete destra c’è un bellissimo Crosifisso ligneo del settecento, che ha trovato consona collocazione in questo antici palazzo. La cappella si apre con una doppia porta su un piccolo corridoio, di fronte all’entrata della cappella c’è un’altra porta che di solito rimane chiusa che dà sul Salone delle Feste permettendo all’occorrenza di trasformare la piccola cappella in una chiesa per cerimonie, cui assistevano tutti i feudatarari vicini ed i loro addetti.
A destra della Cappella, vi è la Camera degli Sposi (camera Bella), che è è la più importante camera da letto del Palazzo, riccamente decorata con il solito motivo a cornice in varie sfumature di marrone ma la sua attrazione principale è il soffitto abbellito da tipico affresco rotondo con cielo azzurro del tipo della Camera dei Sposi di Mantegna, a Mantova, ma questo realizzato all’inizio ottocento, dove i brillanti colori dei fiori e del cielo contrastano in modo elegante con le sfumature di marrone. La stanza ha un caminetto in marmo chiuso da una paratia in legno dipinta con le armi dei Duranti Valentini. La stanza ha ben quattro finestre : due aprono sul cortile centrale del Palazzo e due su quello che una volta era il cortile di servizio, ora facente parte dall’altra ala del palazzo.
Uscendo dalla Sala delle Feste, passando attraverso la porta più vicina al muro esterno si entra nel primo ambiente dell’appartamento del Cardinale Schuster, detta Sala Schuster. Questo prelato, ora Beato, è passato alla storia come Archivescovo di Milano nel tempo della II Guerra Mondiale. Egli fu prima Abate di San Paolo Fuori delle Mura a Roma, fu lui che riportò la vita monastica a Farfa, era amico dei Duranti Valentini e si recava spesso presso la loro residenza di campagna. Vi fece anche un ritiro spirituale prima di assumere l’incarico di Arcivescovo di Milano e in questo luogo lavorò sulla sua monumentale opera “L’Imperial Abbazia di Santa Maria di Farfa”.
Il terzo ambiente, nell’infilata di sale nobili è la Sala del Mare, che prende il suo nome dagli affreschi che la decorano. Sono tutti paesaggi marini di fantasia anche se ci fanno ricordare il litorale romano nelle vicinanze di Santa Marinella e di Santa Severa. Questi sembrerebbero della stessa mano abile dell'artista che pitturò l’affresco di Castel San Pietro nella Sala delle Feste, sono molto dettagliati e si possono ammirare belle spiagge, barche in navigazione, all’ancora e molte scene di vita costiera. Stranamente questo corrisponde ad una moda del settecento nei Castelli di compagna : c’era sempre una sala affrescata detta “sala delle marine”. In mezzo alla sala c’è un grande tavolo da biliardo. Le vetrate delle finestre di questa stanza arrivano sino a terra permettendo una meravigliosa vista della Valle del Farfa. Lo spettacolo più bello che il palazzo può offrire ai suoi visitatori è proprio il panorama salendo la Scala d’Onore e vedere, attraverso l’infilata del Salone delle Feste e di questa stanza il sole che brilla sulla verde valle sottostante, è veramente una meraviglia!
Da questa sala si accede ad un piccolo salottino detto la Saletta del Presepe detta così perché interamente occupato da un enorme presepe dominato da una riproduzione in scala del Palazzo. Viene tenuto in mostra tutto l’anno. Quest’opera fu realizzata e donata all’attuale proprietaria da un suo carissimo amico. Le pareti di questa sala sono decorate con affreschi di paesaggi rurali. Sulla sinistra guardando verso la valle, sono dipinte due palme di datteri dando l’impressione di voler ritrarre un oasi, dei tre sembra quello meno ricco in dettagli indicando che fu pesantemente ritoccato quando i Duranti Valentini presero possesso dell’edificio.
L’affresco sulla parte di fondo è molto bello, si intravede una cappella situata in campagna ma la scena è dominata da una grande quercia. Sul muro di destra della sala c’è uno scorcio di una valle attraversata da un fiume con un elegante ponte in stile romano. Questo affresco come quello di fronte sembrerebbero di una mano meno dotata. Il soffitto a cassettoni, che in questa stanza è un po’ più basso delle altre presenta lo stesso motivo di margherite in varie sfumature di grigio. Il pavimento ha delle piccole mattonelle rosse a forma esagonale che risalgono probabilmente agli anni venti del secolo scorso.
Dalla “Sala del Presepe” si passa alla “Sala della Famiglia” dove si trova il basso salottino ottocentesco verde che insieme alle console e i divani nella Sala delle Feste è unico altro arredo rimasto dai precedenti proprietari. Il nome deriva dal fatto che esisteva un quadro in cui i Genitori Duranti Valentini erano ritratti seduto su quel divano, circondati dai bimbi che occupavano le piccole sedie. I muri sono tutti affrescati con paesaggi e come nella sala precedente. Il soffitto a cassettoni ripete il motivo di margherite in varie sfumature di grigio.
Dalla Sala della Famiglia si passa alla Saletta della Loggia, dove una porta finestra permette l’accesso alla "loggia" appoggiata su un bastione di supporto del muro, da cui il nome. La stanza è molto piccola ma i suoi affreschi sono di ottima finitura e risalgono tutti al settecento Il soffitto della sale ha lo stesso motivo di margherite ma questa volta su uno sfondo azzurro. Una porta nascosta nell’affresco da accesso al passaggio di servizio. Il pavimento di questa sala, come di quella antecedente è in cotto originale.
Dalla Saletta della Loggia si passa alla Sala dei Paesaggi Sabini, il nome deriva dal fatto che molti visitatori abbiano commentato come queste scene ricordano la campagna sabina. Sono tra i più belli di tutto il piano nobile, la sala è molto più grande di quell’attigua permettendo così di coprire un’area più vasta e dando più respiro all’insieme. Le scene danno un senso di spazio e sono ricche di dettagli con personaggi e paesi, non hanno subito rimaneggiamenti.. Il soffitto a cassettoni ha il solito motivo della margherita su sfondo celeste .
L’infilata di stanze si conclude con la “Sala della Caccia” che oltre ad una finestra sulla valle ne ha una che si affaccia su quello che una volta era il muro perimetrale del paese. . Questa finestra posta in fondo alla lunga fila di stanze da la sensazione dell’infinito, specialmente nelle giornate limpide quando i paesaggi dipinti sulle pareti sembrano fondersi con il vero cielo azzurro e la campagna verde sottostante, mentre dall’altra finestra nelle giornate limpide si può vedere la cupola di San Pietro. Roma è vicina, e domina sempre!
Gli affreschi sono indubbiamente i più belli di tutto il Palazzo. e al tramonto assumono un tono dorato perché la luce rosata del sole che declina si fondo con il giallo bruno delle alberature. Vi appaiono, dipinti con una mano esperta colline dolcemente ondeggianti e paesini sparsi qua e là collegati da strade polverose su cui transitano uomini a cavallo. Sui muri interni sono affrescate due scene di caccia che si svolgono in una foresta: una al cervo e l’altra al cinghiale. I cervi non si trovano più in Sabina ma il cinghiale è ancora un animale molto comune e frequentemente cacciato Da ricordare che il palazzo era spesso usato come casino di caccia dagli Orsini e dai Mattei anche se è in dubbio che i Bonaccorsi fossero grandi cacciatori. I dettagli di questi affreschi sono i migliori del palazzo e risalgono tutti al settecento senza aver subito alcuna manomissione nei secoli seguenti .
Da questa stanza si accede all’ultima camera da letto del piano nobile detta la” Camera della Castellana” che si affaccia sul cortile d’onore. Il decoro di questa stanza consiste in un soffitto affrescato nella meta dell’ottocento. Ci sono fiori, frutta e paesaggi di fantasia e non più a cassettoni con in mezzo un cerchio decorato con coloratissimi uccellini. Ai muri due applique elettriche di vetro di Murano. Il pavimento è in cotto antico originale posato a spina di pesce consumato dai passi dei secoli. Accanto alla camera da letto c’è un grande bagno in Broccato di Siena e Lasa ma dove è ancora conservato il soffitto a cassettoni in legno decorato.
Gli affreschi dovevano dare la sensazione di trovarsi all’aria aperta, una cosa che la presente proprietaria vuole continuare lasciando le finestre prive di tende in modo che sembra che gli affreschi si fondano con il meraviglioso panorama esterno.
Il terzo piano è diviso in due dalla grande Sala delle Feste e le due parti sono accessibili attraverso due scale diverse. Il lato che si affaccia sulla Piazza Grande si raggiunge attraverso il proseguo dello Scala d’Onore, che ancora conserva i vecchi gradini di travertino consumati dal passaggio secolare della servitù e di qualche ospite di minore importanza. Nel restauro della fine del secolo scorso questo piano ha subito un grosso rimaneggiamento. Il tetto e le travi sono stati completamente rifatti, le camere sono state riadattate per accogliere ospiti e sono stati creati bagni moderni. In un angolo dell’ala che si affaccia sulla Piazza Grande è stato conservato uno dei vecchi gabinetti, più che un gabinetto era uno scarico dove venivano versati i contenuti dei vasi da notte e le bacinelle d’acqua usate nelle camere da letto.
L’ala dell’ultimo piano che si affaccia sulla Valle del Farfa è accessibile attraverso la scala che parte dalla porta di servizio del cortile.
Queste stanze sono state completamente risistemate e tutte hanno servizi igienici. I panorami dalle loro finestre sono spettacolari e alcune hanno un caminetto. L’elemento più impressionante di questo piano è il gioco delle capriate, alcune camere hanno soffitti molto alti e le travi si incontrano formando interessanti motivi geometrici.. In una stanza da letto che si affaccia sul cortile interno è conservato il meccanismo del grande orologio visibile all’interno del Cortile d’Onore.
Si respira nel Palazzo un’aria antica, che non è stata sopraffatta dalla contemporaneità, ma la ispira.
La storia è vicino a noi, e la possiamo vivere con spirito attuale, ma memore. La risorsa dell’Italia sta nel mescolare la nostra esistenza moderna con la sua antica e sempre presente grandezza, e il Palazzo è un piccolissimo segno di questo.
Questa descrizione è parte di un Libro di prossima pubblicazione, scritto da Giuseppe Bizzaro, appassionato della Storia e della Sabina, la cui Famiglia materna è originaria del vicino Poggio Mirteto